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Speciale Amianto: In Lombardia il record di presenza del minerale killer

In Lombardia il record di presenza di amianto: restano ancora 3 milioni di metri cubi da smaltire

Restano ancora 3 milioni di metri cubi di amianto da smaltire

Si sente spesso parlare della necessità di smaltire l’amianto, minerale altamente nocivo e cancerogeno che, a dispetto di queste caratteristiche, trova ancora posto su diversi tetti e coperture di tutto il territorio nazionale, Lombardia compresa. L’amianto è stato infatti utilizzato in maniera massiccia durante il secolo scorso, a causa delle sue proprietà isolanti, ignifughe e la facilità con cui poteva essere lavorato, ma soprattutto il basso costo che, non a caso, è spesso sinonimo di bassa qualità.

Fino agli anni ’80 l’amianto ha rivestito un ruolo importante nell’ambito dell’edilizia pubblica e privata, utilizzato soprattutto nell’Industria. Le principali aree di estrazione italiane, come quella di Balangero, in Piemonte, sono tuttora sottoposte a importanti interventi di bonifica, come necessari sono gli interventi di rimozione del materiale dalle coperture di un numero significativo di edifici e, più in generale, di strutture. Gli effetti dannosi delle fibre, facilmente inalabili a causa della friabilità del materiale, si possono verificare anche dopo oltre 40 anni dalle esposizioni dirette e questo fatto fa dell’amianto un silenzioso killer che opera a distanza temporale. Per questo motivo è necessario intervenire immediatamente laddove se ne riscontri la presenza, verificando lo stato di usura.

Le normative vigenti in materia hanno subìto nel corso degli anni considerevoli evoluzioni. L’Italia compie il suo passo più importante nella lotta all’amianto nel 1992 con la legge n. 257, mettendo al bando tutti i prodotti contenenti questo materiale, vietandone l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione. Al fine di agevolare le aziende che si occupano della bonifica e dello smaltimento del minerale, sono state necessarie ulteriori disposizioni che obbligano coloro che operano in tali campi a iscriversi a una speciale sezione dell’albo delle imprese esercenti servizi di smaltimento dei rifiuti. Il primo passo compiuto è stato infatti rivolto alla tutela dei lavoratori. La normativa è molto complessa, in quanto composta da direttive europee, leggi nazionali e leggi regionali.

Prendendo come esempio il caso della Regione Lombardia, il Pral (Piano Regionale Amianto Lombardia approvato nel 2005), si è posto il duplice obiettivo di censire e rimuovere su tutto il territorio lombardo l’amianto presente nei luoghi di lavoro e negli edifici residenziali, nell’arco di dieci anni, ovvero proprio entro il 31 dicembre 2015. Tuttavia i dati parlano chiaro: nel 2014 risultavano ancora presenti in Lombardia 3 milioni di metri cubi di amianto, impossibili da smaltire in un solo anno. Le cause principali del mancato successo dell’operazione sembrano essere dovute a uno scarso e inefficiente coordinamento e alla poca chiarezza delle indicazioni sul rilevamento e la bonifica dei siti coinvolti. Il risultato è che in Lombardia resta ancora molto lavoro da fare, in quanto la Regione detiene il record della maggior presenza del minerale killer.

Ciononostante la cittadinanza in generale, a dispetto dei tecnici e degli addetti ai lavori, è risultata essere poco sensibile all’argomento. Il problema dello smaltimento dell’amianto è tuttavia un argomento che interessa non solo l’attuale salute pubblica ma soprattutto quella delle generazioni future. Sostituire le coperture in amianto con il fotovoltaico è, ad esempio, una soluzione intelligente e sostenibile e molte sono le aziende che se ne occupano, con competenza, dedizione e professionalità.

Elena Pagani

Marzo 2015

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