Uno studio internazionale mette in luce le conseguenze sugli ecosistemi della scomparsa di alcune specie a causa del ritiro dei ghiacciai
Il ritiro dei ghiacciai a livello globale non è una novità, ma un processo in atto ormai da decenni. Se da una parte la loro progressiva scomparsa può danneggiare l’uomo, non bisogna dimenticare tutte quelle specie viventi che hanno trovato in questi luoghi il loro habitat naturale e che di conseguenza stanno scomparendo insieme a loro. Uno studio di un gruppo internazionale di scienziati, a cui ha contribuito anche il MUSE di Trento, si concentra sulle specie di insetti tipiche dei torrenti glaciali e mostra come, in tutto il mondo, la scomparsa di queste specie stia mutando profondamente l’ecosistema, con conseguenze anche sulla qualità delle acque.
Per citare un caso vicino a noi, si stima che sulle Alpi, alla fine di questo secolo, rimarrà una piccola percentuale dei ghiacciai presenti oggi, circa tra il 4% e il 18%. A farne le spese saranno principalmente i piccoli ghiacciai, con superficie inferiore a un chilometro quadrato, estremamente diffusi sulle nostre montagne (rappresentano circa l’80% dei ghiacciai alpini). I ghiacciai offrono dei veri e propri servizi ecosistemici utili per l’uomo, contribuendo per esempio alla depurazione delle acque, dato che possono intrappolare gli inquinanti che vengono trasportati dal vento, e rappresentando una riserva idrica che può essere impiegata in agricoltura. Non dimentichiamo, poi, che sono paesaggi di grande bellezza e quindi anche meta di turismo.
La scomparsa delle specie criali
Fra le specie animali, non è però solo l’uomo che risente della scomparsa di questi ambienti. Infatti, le condizioni estreme e inospitali di questi luoghi hanno selezionato nei millenni una piccola schiera di specie talmente adattate che non sono in grado di sopravvivere in ambienti differenti.
Queste specie vengono dette “criali” e in tutto il mondo si sta osservando la stessa dinamica: le specie criali scompaiono a causa dell’aumento delle temperature e vengono sostituite da specie che una volta si osservavano più a valle, ma che stanno risalendo proprio perché trovano condizioni favorevoli anche ad alte quote, una volta proibitive per loro.
Questo significa quindi la scomparsa di specie estremamente peculiari, di grande interesse scientifico anche per la loro capacità di produrre zuccheri e proteine antigelo, adattamenti sviluppati per sopravvivere al freddo.
Da un lato quindi ci sono cambiamenti dell’ambiente fisico, dall’altro modifiche alla composizione delle specie dei torrenti glaciali che, inevitabilmente, avrà ripercussioni sull’intera catena alimentare, fino ai pesci o agli uccelli, e di conseguenza anche all’uomo. È difficile predire con sicurezza le conseguenze di un processo così complesso, ma questo studio, e quelli che seguiranno, possono rivelarsi un tassello essenziale per dialogare con le amministrazioni che si troveranno e gestire i rischi naturali in futuro.
Effetti già evidenti
Alcuni risultati dello scioglimento dei ghiacciai sono già evidenti. In Trentino per esempio - sottolinea la dottoressa Valeria Lencioni, tra gli autori dello studio internazionale - sono quattro le specie di insetti indicatori che in vari siti non sono più presenti, e si è già registrato un peggioramento della qualità delle acque in diversi torrenti, a causa di cambiamenti nella portata, nella temperatura e anche del rilascio di inquinanti una volta intrappolati nei ghiacciai.
Andrea Corti